Curiosità e punti di interesse
I testi sono stati derivati dalle ricerche storiche svolte da Giuseppe Graziola
SAN PIETRO
Nel 1700 il Cantone della Piazza, che corrisponde all’attuale centro del Paese, era costituito da ventitré case, tutte abbastanza grandi, ed una in particolare, con annesso l’Oratorio di San Pietro, era di proprietà del Santuario di Oropa: è esattamente il luogo in cui ci troviamo.
La fondazione di questo edificio risale al secolo XVII come oratorio privato che fu poi ricostruito nel 1772, come indica la data che si trova sulla facciata. Adiacente all’oratorio si sviluppa un edificio a chiostro con splendido cortile risalente al 1750 su cui si affaccia una bellissima meridiana.
A valle di questo luogo, degradava verso il torrente Strona “il Riuetto della Piazza”, attraversato da una strada che scendeva verso la regione detta “Mulino” dove si trovava effettivamente un mulino a due ruote. Quella strada corrispondeva a quella che oggi scende verso la regione Fabbriche proprio dopo la strettoia pochi metri davanti a noi e che, per tradizione, in dialetto si chiama ancora “Stra dal Mulin”.
PIANA E CA DU LERIA
Nel 1700 a Casa del Leria si trovavano alcune delle grandi proprietà del curato Don GianAntonio Clerico: otto giornate di vigna ed una casa con corte e un giardino di ben 1500 metri quadri, che rendevano il Curato uno dei maggiori proprietari terrieri di Lessona. Era esponente di una storica famiglia nobile, i Clerico, che secondo alcuni documenti si trovavano in Lessona già nel 1300.
A Casa Clerico, insieme al curato, viveva il padre Bernardino che godeva della proprietà di una casa con corte e giardino, più vigne e campi quasi tutti nella valle che dalla loro casa scendeva verso la strada dei morti ed il cosiddetto “prato del Gaja” dove attualmente si trova il camposanto, oltre a vigne e brughiere in baraggia.
VECCHIA COOPERATIVA
Nella Lessona di fine 800 , precisamente nel nel 1890, si era costituita una società cooperativa con lo scopo di provvedere all’acquisto di generi alimentari a basso costo per le famiglie dei soci. I generi di consumo venivano venduti al “più modico prezzo” alla famiglia che si impegnava ad un acquisto continuativo e al pagamento ogni 15 giorni.
Successivamente, il 9 gennaio 1910, si costituì la società denominata Cooperativa Consorziale Lessonese, con lo scopo di provvedere alla cooperazione di consumo, di produzione e di credito fra i soci: in pratica tutelare gli interessi dei lavoratori o coltivatori proprietari di Lessona. La cooperativa divenne un punto di riferimento per la vendita di generi alimentari, vino e prodotti per la vigna. Nel 1920 venne anche realizzato un forno per panificazione e il pane prodotto veniva venduto ai soci.
Oltre a quelle commerciali, si svolgevano anche attività ricreative e fu così che venne costruito anche un teatro e, nel 1923, anche con una sala da ballo per i giovani.
Poi la cooperativa, adeguandosi ai tempi divenne bar, ristorante, bocciofila, fino ad arrivare ai nostri giorni quando, rimessa a nuovo, è diventata sede di Enoteca Regionale e di progetti sociali dedicati all’inclusione
STRADA DEI MORTI
L’antica Lessona era divisa tra la sua parte bassa, quella della Piazza o Barazza, la collina su cui ci troviamo e la parte alta di Castello o, più correttamente detta Torto.
Il sistema di strade Lessonese antico era composto prevalentemente dalla cosiddetta Via Lexonasca, che saliva da Cossato verso il Mortigliengo passando attraverso Lessona. Questa via, o più probabilmente questo fascio di vie e strade, sono sempre state considerate le strade della transumanza che la tradizione ed alcuni cenni storici classificano come antichissime.
Dalla Piazza a questa collina si saliva con la stradina acciottolata che si trova alla nostra destra: il cosiddetto “Caret”, il quale si collegava, per salire alla Frazione Torto, alla Stra da Mort, “ strada dei morti”, così detta perché era percorsa dai funerali che salivano al cimitero collocato vicino alla Parrocchiale, nella Piazzetta in cui ci troviamo fino dalla Chiesa fino alla nostra sinistra dove sorge l’attuale scuola materna.
La strada dei Morti ha quindi una storia secolare e se noi la immaginiamo come unica via di comunicazione tra la Lessona del Centro e la frazione Castello possiamo intuire come la vita di 2 o 3 secoli fa fosse autonoma tra Lessona Centro e l’attuale frazione Castello.
CHIESA E COMUNE
La chiesa Parrocchiale di San Lorenzo attuale è una costruzione del secolo XVIII.
La chiesa primitiva, sorta intorno al 1000, era un edificio di piccole dimensioni nata come Rettoria. Poi nel 1400, con l’aumento della popolazione, la Chiesa doveva adeguarsi alle nuove necessità e si costruì un edificio a tre navate, divise da due colonne per lato in pietra con capitello goticizzante. Nella Chiesa primitiva esisteva già un Battistero che venne rifatto e portato in fondo all’edificio.
All’inizio del secolo XVIII la Chiesa venne ricostruita dalle fondamenta risparmiando solo la Cappella del Rosario, che ancora oggi conserva gli stucchi secenteschi. Intorno al 1720 furono compiuti i lavori del coro e del presbitero attuale, di notevole altezza, con abside semicircolare. Nel 1780 venne scolpito l’altare maggiore e la balaustra in marmi policromi,mentre i lavori di rifinitura si protrassero fino alla metà del 1800 con la costruzione del pavimento e dell’ampio porticato.
Il campanile, nella sua parte inferiore fu edificato nel XV secolo. Il sistema di muratura fa pensare a tre epoche distinte di costruzione, fino alla cella campanaria attuale che risale al XVIII secolo.
Anche il Comune fino al primo novecento era nello stesso cortile: esattamente davanti al campanile come dimostra la lapide dei caduti affissa sul medesimo. Solo nel ventennio fu costruito l’attuale Municipio edificio nello stile dell’epoca, con la sua caratteristica torre che fu aggiunta al progetto originario, si dice, su consiglio perentorio di Venanzio Sella. Gli uffici comunali traslocarono nel nella nuova sede l’8 aprile 1939, nella XVIIesima ricorrenza del Natale di Roma.
Curiose sono alcune cartoline della Lessona degli anni 20 in cui su questa collina, vista dalla zona del centro paese, svettano il campanile e la chiesa ma non ancora la sagoma inconfondibile del nostro Comune.
SAN GAUDENZIO
Oratorio dedicato a San Gaudenzio, che sorge lungo la strada che collega il Munt e la Prëvustüra. È stata la prima chiesa di Lessona e risale all’XI secolo; in seguito divenne rettoria. All’interno sono stati recentemente recuperati degli affreschi risalenti al Duecento, mentre sulla facciata a sud è rimasto il noto affresco di San Cristoforo che accoglieva i viandanti in arrivo lungo uno dei tratti della Via Lexonasca. Attorno alla chiesa ruotano due antiche consuetudini: la processione che collegava la chiesa parrocchiale e la rettoria, avviata nel 1636, e la benedizione delle campagne circostanti.
STRA' DAI CUCHIE
Questa strada sterrata che collega la Badinn-a e l’Üstèrla, passando per il Gabardin, è così chiamata perché lungo le pareti sabbiose che a tratti delimitano la strada affiorano diversi fossili. La presenza di fossili ci segnala che siamo in presenza di antichi fondali marini e sabbie ferrose: molte delle vigne di Lessona sono caratterizzate da questo terreno rossiccio, detto téra vulpinn-a (terra volpina), che conferiscono caratteristiche peculiari alle viti coltivate, alle uve raccolte, e al vino che se ne trae.
LO ZOPPO
Già nel '400, su questo ameno colle da cui svettano i cipressi che dominano il paese e la pianura biellese, esistevano vigne; Un documento del 1436 cita infatti esplicitamente la vigna detta dello Zoppo, ed è questa la più antica attestazione di una vigna a Lessona .
Nel '700 queste terre furono di proprietà dei Conti Gromo di Ternengo, mentre la famiglia Sella ne entrò in possesso grazie a Giovanni Antonio Sella, III ramo della famiglia, nato nel 1738 e residente a Mosso. Su una porzione di questi terreni Giovanni Giacomo Antonio, fece costruire la villa che ancora oggi segna il paesaggio di Lessona.
Era il 1834 e il progetto fu redatto dal Canonico Serratrice, con una spesa naturalmente ingente per l’epoca. La moglie del committente, Serafina Soldati, era antenata del grande scrittore Mario Soldati, il quale nel 1968, visitò Villa Sella con i suoi vigneti allo Zoppo nel corso dei suoi itinerari enologici italiani, raccontati poi nei volumi “Vino al Vino” in quelle che possiamo considerare le più belle pagine scritte sulla viticultura storica lessonese. Lo scrittore descrisse l’interno della villa con meravigliose tappezzerie degli anni trenta dell’Ottocento, il cortile severo in contrapposizione alla “topia”, la pergola che si trova davanti alla villa sotto la quale si trascorrevano momenti di convivialità. In questo luogo Venanzio Sella si vantava di produrre non solo il vino, ma anche l’olio, nonostante il clima severo.
IL MONTE
al Munt (il Monte): il toponimo individua un gruppo di case situato tra la Ca dal Printse e San Vénts. Tra di esse sorge Villa Corinna, così chiamata dalla contessa Corinna Beglia, moglie di Felice Avogadro di Quinto, che ne fu proprietaria tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. La cascina fu costruita nel 1794 e col passare degli anni si ingrandì sempre di più fino a diventare una vera villa di campagna. A nord e a sud di Villa Corinna si estendevano i terreni vitati che appartennero fino alla seconda metà del 900 alla grande azienda agricola che aveva sede nella villa.
Proprio Corinna Beglia fece costruire la strada che collega l’attuale via IV Novembre con il Munt, come testimoniata dalle due lapidi che si vedono ancora alle estremità della stessa, e che infatti ancora oggi è comunemente detta “strada della Contessa”.
LA MERCA
La Merca sorge sul rilievo che separa la valle attraversata dall’Üsterlin da quella attraversata dall’Üstèrla. Fu di proprietà dei principi Ferrero Fieschi di Masserano, che la vendettero al monastero di Santa Caterina di Biella verso la metà del XVII secolo. Fu poi riacquistata dalla principessa Francesca Maria Cristina di Simiana, moglie di Francesco Ludovico Ferrero Fieschi, che la elesse a sua residenza di campagna: per questa ragione su alcune carte è indicata come Villa Simiana. Come anche altre residenze signorili di campagna, fu anch’essa un’importante azienda agricola e vitivinicola ed in essa è dipinto uno dei più bei cicli di affreschi del Biellese.
La casa, imponente con la sua mole turrita, segna il profilo del paesaggio che si ammira dalla collinetta del “Monfalcone” verso Masserano. Siamo nella parte “alta” di Lessona, quella di Castello, vicino al vecchio sedime della ferrovia Masserano-Lessona. E’ difficile stabilire una datazione cronologica e precisa delle varie fasi di costruzione e sviluppo della villa nel suo insieme: sembra però certo che la struttura acquisisca sostanzialmente la forma attuale o alla fine del 500 o all’inizio del 600, con un corpo centrale con portico al pian terreno e loggiato al piano superiore, che si affacciano sul giardino, completato dalle due torri esterne.
La Simiana è probabilmente una delle più belle dimore storiche, meglio conservate, di Lessona e del Biellese. Le sue splendide cantine, in cui si producevano fino a mille brente di vino, recano evidenti i segni del tempo e contengono ancora tutte le vecchie botti: magnifiche ma inutilizzabili testimoni dell'antico fulgore enologico. Purtroppo le vigne del 700 non ci sono più. Almeno per ora.
LA PREVOSTURA
la Prëvustüra: è così chiamata l’ultima parte del promontorio delimitato dai corsi dell’Urià ’d la Val e dell’Üstèrla; vi sorgeva una antica cascina che ospitava numerose famiglie circondata dai terreni di pertinenza, tenuti per lo più a vigneto. Oggi, grazie ad un particolare strumento urbanistico comunale del 1997, dedicato al recupero del paesaggio rurale ed al reimpianto delle vigne in Lessona, rivive un’azienda agrituristica che, con altre, ha riportato le vigne in questi ed altri luoghi. Qui i filari ricevono sole dal mattino per la particolare esposizione solare e la conformazione dei terreni. La motivazione del nome è al momento incerta: potrebbe far riferimento ai possedimenti settecenteschi della Prepositura di Masserano in quella zona oppure ad altri del Santuario d’Oropa nella zona della Badina.
CASTELLO
Tra i tanti misteri che caratterizzano la storia del nostro paese, un posto preminente è occupato da quello del Castello. Dove si trovava? E a chi apparteneva quando fu distrutto? Alcuni documenti del 1700 testimoniano che esso si trovava in quel cantone che ancora oggi porta questo nome e che invece, più comunemente e genericamente è ora esteso a tutta la frazione anticamente chiamata Torto. Il castello esisteva già nel periodo medioevale come testimoniano alcuni documenti risalenti al 1300 in cui si legge di un “castro Lexone” nel quale gli abitanti erano soliti custodire i loro beni mobili in tempo di pace, e ripararvisi in tempo di guerra.
Riguardo alla sua distruzione vi sono varie ipotesi ma la più accreditata è quella che attribuisce la distruzione del castello alle truppe del Conte Filippo Tornielli di Briona. Accadde, probabilmente, che nel novembre 1526 il Conte, capitano imperiale, alla testa di un esercito di 3.000 soldati armati, fra l’altro, di quattro cannoni, varcò il Sesia ed entrò nel Biellese per vendicarsi di una spedizione militare franco biellese del settembre 1522 che aveva portato danni e distruzioni nei feudi del Conte Tornielli a Briona e Maggiora. Dal quartier generale, nel Castello di Buronzo, da dove il Conte minacciava di assediare e distruggere Biella, partirono alcune spedizioni militari una delle quali attaccò Lessona. I cannoni che già avevano spianato pietra su pietra il Castello di Greggio si accanirono sulle quattro torri e sui bastioni del castello, condannandolo alla distruzione. Dalla strada provinciale comunque sono ancora visibili alcuni resti di un torrione del muro di cinta.
L’oratorio di San Grato ha origini cinquecentesche, anche se il primo documento che lo riguarda è del 1606. Era fin dalle origini un oratorio frazionale costruito dalle 20 famiglie che abitavano il cantone e che fu dedicato al Santo invocato contro le tempeste. E’ ad una sola navata con l’antica icona settecentesca che raffigura S. Grato e S. Giovanni.
IL GAIA
al Gaia: il toponimo individua un pendio vitato che costeggia la Stra da Mort di fronte allo Tsöp e collocato proprio sotto il lato meridionale della chiesa. Il prato del Gaglia o Gaja nel 1700 era di proprietà di Don GianAntonio Clerico, Curato e Vicario Foraneo di Lessona. Lì vicino sorge l’attuale camposanto. Il luogo delle sepolture anticamente si trovava però nelle adiacenze della Chiesa Parrocchiale, nel sito dell’attuale Scuola materna proprio dove giunge la Stra da Mort, cosi chiamata perche da lì salivano i cortei funebri da Castel. Solo dopo il 1827 il cimitero fu collocato al Gaja
SAN ROCCO
Si trova in Regione Torto e deve le sue origini a una delle pestilenze che infierirono nel Biellese intorno al secolo XVI. La facciata fu costruita in un tempo successivo alle mura principali e in ultimo la volta e il pavimento.
Per un certo periodo non viene citato nelle visite Pastorali e questo ci fa credere che in quel periodo si fosse rovinato e poi abbandonato. Fu rifatto nel XVIII secolo, ad un’unica navata, con altare in massoneria e tabernacolo di legno scolpito. Su un angolo della facciata sorge un piccolo campanile barocco del 1777.
Sul muro di fondo si trova una statua recente del Santo mentre l’antica tela fu collocata su una parete laterale.
PARCO DELLE CICOGNE
Il Parco venne realizzato dall’Amministrazione comunale nel 1993 con l’obiettivo di costruire un grande spazio verde di svago e di gioco al centro del Paese laddove i prati e le vigne, rimaste marginali al grande sviluppo urbanistico degli anni 80, erano state abbandonate e divenute incolte. Il parco venne chiamato delle Cicogne perché realizzato ai sensi della legge”Rutelli” n° 13 del 29 gennaio 1992 che chiedeva ai Comuni di porre a dimora un albero nel territorio comunale per ogni neonato.
Oggi, oltre ad essere ben attrezzato per lo svago dei più giovani e l’attività all’aria aperta, ospita occasionalmente anche concerti ed eventi. In un angolo del parco è possibile osservare due visi in cemento, opera d’arte dell’artista biellese Paolo Barichello.
CA' DAL QUARIO
La scelta di Lessona per la villa di campagna riguardò molte nobili famiglie, in questo sicuramente favorita dal clima e dalla tradizione vitivinicola, dal momento che la villa in vigna era non solo una scelta di mondanità a fine Seicento, ma abbinata alla cura della vite ed alla produzione del vino, anche un buon investimento. Non a caso l’epoca “d’oro” della viticoltura locale partì proprio da quei tempi e vide protagoniste grandi famiglie nobili ed aristocratiche.
Una di queste famiglie fu quella dei Lamarmora.
Nel 1597 il Principe Ferrero Fieschi della Marmora acquista questa dimora dai Mondella. Cascina Mondella diventa cosi di proprietà della famiglia dei Principi di Masserano e poi dei tanti nobili Della Marmora tra cui il fondatore dei Bersaglieri. E’ l’ingresso dei Lamarmora nella storia della viticultura Lessonese, visto che in seguito questo non fu l’unico sito di produzione del vino dei Lamarmora, che anzi possedevano quasi tutta la dorsale verso la Prevostura. Questo edificio con il suo splendido affaccio sulla collina della Chiesa , sullo Zoppo e sulla cornice delle montagne Biellesi passa poi di proprietà alla famiglia Quario nel 1898, da cui il nome, appunto di Ca dal Quario.
LA RAVA, LA GABARDA E LA BADIN-A
Il nome Rava, forse connesso etimologicamente con rapa, designa la zona a sud di San Vénts, che oggi, come un tempo, è vitata. Il terreno ha un colorito rossastro per la presenza della tipica tera vulpinn-a ('terra volpina') così chiamata per il suo colore o perché, essendo friabile, le volpi vi scavano volentieri le loro tane.
Il toponimo Gabarda invece, indica una cascina, i terreni circostanti e la vigna situati nei pressi della Rava. Nel vigneto, al capo del filare, si può notare la presenza di rose, impiegate come "piante sentinella": la rosa è soggetta all'attacco di parassiti e malattie prima della vite, consentendo un intervento tempestivo a salvaguardia dei filari. In passato la zona ospitava solo boschi e prati, a eccezione degli appezzamenti in piano in cui si trova la cascina, che erano coltivati a viti.
La Badina infine, è forse esito di 'abbazia', con cui si indicavano i beni di proprietà monastica. Falsopiano che digrada verso la Val, sul quale sorgono due cascine. Alcuni appezzamenti sono coltivati (si notano una vigna e una coltivazione di piccoli frutti); altri, invece, sono incolti. Il ripiano è circondato da un bosco in cui prevalgono le querce.
Data di ultima modifica: 26/03/2025